Votare oh oh oh, e cantare, oh oh oh.. o le verità sulle elezioni americane in 4 punti.
Countdown per le elezioni del 5 Novembre. Racconto di un Newyorkese a Roma per gli italiani in italiano. For the English version scroll down.
I miei amici italiani, ogni volta che ci incontriamo in questi giorni qui a Roma, mi dicono che sono perplessi sulle elezioni americane. Per esempio, un amico voleva sapere perché i telegiornali sono ossessionati dal conteggio dei voti negli Stati in bilico, detti “swing states.” Posso dire che gli italiani sono più che curiosi, a volte sembrano molto nervosi, come se queste elezioni potessero avere un impatto sulla loro vita. Riflettendo su questo, ho pensato di scrivere un Substack a proposito del sistema elettorale statunitense che potesse essere utile per i miei lettori italiani o almeno per aiutare a capire perché le elezioni americane sembrano generare tanta angoscia e frustrazione.
Gli italiani sono sempre stati fantasiosi nell'inventare movimenti politici originali. Nel XX secolo, gli italiani votarono il giornalista Mussolini e il suo regime divenne il modello per la maggior parte dei futuri governi autoritari. Non meno influente nel plasmare l'attuale scena politica è quello che è diventato noto come "berlusconismo", il movimento politico populista creato dal magnate dei media Silvio Berlusconi, che ha fondato Forza Italia, il partito populista il cui nome è basato su un gergo sportivo.
L'Italia ha continuato a creare nuovi movimenti, colmando i vuoti ideologici delle epoche precedenti. Tra questi, i 5 Stelle, inventati da Beppe Grillo, noto comico e blogger italiano, che ha costruito un partito nato sul web e territorialmente decentrato. E poi, naturalmente, l'attuale partito di governo italiano, guidato da Giorgia Meloni, il populista di estrema destra Fratelli d'Italia, che offre una ricetta inedita, piena di agghiaccianti legislazioni sociali restrittive e programmi culturali anti-woke.
Ma il sistema politico degli Stati Uniti è un gioco completamente diverso. Allora come mai “la più grande nazione del mondo”, con la più grande economia, ecc. ecc. appare così politicamente disfunzionale? Come mai tutto, la politica, l'economia, l'industria, ovunque, sembra essere legato a queste elezioni, e perché le elezioni americane rimangono così confuse e torbide?
Ho identificato 4 punti fondamentali che credo possano aiutare a spiegare le strane dinamiche che si nascondono dietro le elezioni statunitensi, ma che a molti europei potrebbero apparire come il prodotto di una mente squilibrata.
Punto numero 1: le leggi sul voto negli Stati Uniti sono estremamente obsolete. Mentre la maggior parte delle nazioni ha avuto l'opportunità di riscrivere la propria costituzione più volte, questo non è il caso della costituzione americana. Nonostante una serie di emendamenti significativi, il Collegio elettorale istituito dall'articolo II della Costituzione è rimasto in gran parte non riformato dalla sua stesura nel 1787. Qual è il problema? Hillary Clinton e Joe Biden hanno vinto in modo schiacciante il voto popolare americano, ma Hillary Clinton ha perso il voto del Collegio Elettorale contro sapete chi (Trump) e Joe Biden ha raggiunto a malapena i voti elettorali minimi per assicurarsi la presidenza.
Immaginate di andare ancora in giro con una carrozza trainata da cavalli quando tutti gli altri vanno in giro con auto elettriche senza conducente. Nel XVIII secolo, il Collegio elettorale aveva un certo senso, in quanto ogni Stato dell'Unione inviava i propri rappresentanti al Campidoglio, dove potevano ancora rinegoziare i risultati. Il voto popolare funziona su base statale, non nazionale. Da qui l'importanza sproporzionata di questi “swing states” o “battleground states”: Wisconsin, Michigan, Pennsylvania e North Carolina, Arizona e Nevada. New York e la California sono degli stati grandi come nazioni indipendenti, i loro voti tendono ad andare ai democratici; quindi, le cose andrebbero diversamente se il collegio elettorale venisse eliminato. Trump, informato della natura antiquata del collegio elettorale, sperava di rimescolare un numero di voti elettorali sufficiente a rinnovare un secondo mandato presidenziale.
Punto numero 2: il denaro che alimenta le elezioni statunitensi è quasi del tutto non regolamentato e la spesa per molte elezioni locali, statali e nazionali ha raggiunto livelli davvero astronomici. La scorsa settimana, Kamala Harris e Tim Walz hanno raccolto 1 miliardo di dollari in contributi per la campagna elettorale. Questo in poco tempo, da quando il presidente Joe Biden si è ufficialmente ritirato dalla corsa e Harris-Walz hanno lanciato la loro campagna presidenziale. Trump ha raccolto finora la metà di questa cifra, ma ha dalla sua parte molti supermiliardari.
Per cosa viene speso il denaro? Soprattutto per la pubblicità televisiva, mirata in particolare - indovinate un po' - agli “swing states”. Alla base di questo immenso aumento di spesa c'è una legge, approvata nel 2010, dopo un'importante sfida legale sostenuta da Citizens United, che autorizza le società a rivendicare lo status di “persona giuridica”. In effetti le società possono donare come gli esseri umani, ma senza molte delle restrizioni individuali, e quindi possono fare donazioni illimitate a chi vogliono. Sebbene Harris e Walz siano riusciti a raccogliere fondi da grandi aziende, una buona parte dei loro fondi proviene da piccoli donatori. Trump è sostenuto dai grandi miliardari, ma vende anche le sue bibbie “MAGA” (Make America Great Again), tazze da caffè, braccialetti, ecc. ai suoi seguaci. All'insaputa dei sostenitori MAGA di Trump, gran parte del denaro che donano va direttamente a pagare le spese legali di Trump. Trump è noto per fare causa a tutti coloro che lo ostacolano, ma deve anche difendersi da centinaia di cause legali.
Punto numero 3: il mito del sogno americano è ancora vivo, anche se è solo questo, un mito. Le elezioni sono molto incentrate sui politici che promettono agli americani che possono realizzare il sogno americano e che un giorno anche loro vivranno bene, possiederanno una bella casa con giardino e potranno permettersi di mandare i figli all'università. L'unica avvertenza è che questa versione del sogno americano riguarda la classe bianca, media e con un'istruzione universitaria. Per il resto, il sogno americano rimane categoricamente un sogno. Gli europei potrebbero essere o non essere sorpresi di sapere che negli Stati Uniti non ci sono garanzie di assistenza sanitaria per tutti, di assistenza all'infanzia, di asilo nido, di congedo parentale retribuito, di mense scolastiche gratuite o di istruzione superiore a basso costo. Questi e altri diritti di buon senso sono tuttavia messi in discussione da gruppi onnipotenti di estremisti religiosi, sostenitori dei diritti delle armi e cospiratori. Queste coalizioni della destra cristiana cercano di attaccare i diritti delle donne conquistati con fatica, come l'assistenza sanitaria alle donne, l'accesso all'aborto, le politiche di diversificazione, le politiche di riduzione della violenza delle armi e i diritti LGBTQ. D'altra parte, molti Stati hanno legalizzato la vendita di marijuana, offrono la fecondazione assistita, hanno legalizzato il matrimonio gay, quindi non è poi così male. Tuttavia, qualsiasi cosa promettano i politici, il sogno americano è più che altro una fantasia americana.
Punto numero 4: verità vere, verità non-vere e non-verità non vere. Cercando di valutare l'impatto che le dichiarazioni false e le bugie stanno avendo su queste elezioni e sulla democrazia in generale, credo sia chiaro che esistono diversi tipi di bugie, o verità “relative.” Mi riferisco ovviamente alla famosa affermazione di Donald Rumsfeld, che era segretario alla Difesa durante la presidenza di George W. Bush e che, di fronte alle incertezze della guerra in Medio Oriente, dichiarò: “ci sono cose note, ci sono cose che sappiamo di sapere. Sappiamo anche che ci sono delle incognite note, cioè sappiamo che ci sono delle cose che non conosciamo. Ma ci sono anche incognite sconosciute, quelle che non sappiamo di non sapere.”
Nel complesso, il processo di “fact checking”, che fino a poco tempo fa forniva al pubblico americano una linea di fondo per la conoscenza dei fatti comunemente accettata, non è più un requisito per regolare il discorso pubblico. Donald Trump è probabilmente uno dei più grandi bugiardi politici della storia della politica statunitense e richiede pertanto una categoria a sé stante. La sua forma di menzogna è profondamente multidimensionale. In altre parole, una menzogna originale, ad esempio “un gruppo di persone mangia gli animali domestici di un altro gruppo di persone”, viene ripostata in modo che quando si cita l'affermazione originale, che si basa su una menzogna fattuale, la citazione della citazione è vera. Quando viene sfatata dall'opposizione, diventa una verità non veritiera. Pertanto, la menzogna originale è una non verità seguita da una verità. Quando la stampa si occupa della verità non veritiera, la verità non veritiera viene verificata come tale e può essere definita una “fake news”. In definitiva, le “fake news” sono notizie false su un candidato o su una dichiarazione, fino a quando queste notizie non vengono rese accettabili come verità. Quindi, i repubblicani possono accusare il sistema elettorale di pratiche corrotte quando perdono, ma altrimenti accettare il sistema elettorale come corretto quando vincono.
Spero che questa breve spiegazione vi aiuti a capire il sistema elettorale americano. In altre parole, qualunque sia l'esito delle elezioni americane, potremmo non conoscere mai la verità.
Traduzione di G. Penzo.
True truths, untrue truths, and untrue untruths.
My Italian friends, whenever we meet these days here in Rome, tell me they are perlexed about the American elections. For example, one friend wanted to know why the news is obsessed with the vote counts in “swing” states. I can tell Italians are more than just curious, they seem at times very nervous, as if these elections might have some impact on their own lives. Thinking about it, I thought I should write something about the US election system on this Substack that might be helpful for my Italian readers or at least to help understand why the American elections appear to generate so much angst and frustration.
Italians have always been imaginative when it comes to inventing original political movements. In the 20th century, Italians voted the journalist Mussolini into office, and his form of regime became the role model for most future authoritarian governments. No less influential for shaping the current political scene is what has come to be known as Berlusconismo, the populist political movement created by the media magnet Silvio Berlusconi, who founded Forza Italia the populist part based on a sports jingo.
Italy continued to create new movements, filling the ideological gaps from earlier eras. Such as 5 Stelle, invented by Beppe Grillo, a renowned Italian comic and early blogger who built a territorially decentralized web party network. And then of course Italy’s current ruling party, led by Giorgia Meloni, the far right-wing populist Fratelli d’Italia, offering a novel recipe filled with chilling restrictive social legislations and anti-woke cultural programs.
But the United States’ political system is a completely different ball game. So how come “the greatest nation in the world” with the largest economy etc., etc., appears so politically dysfunctional? How come everything, politics, economics, industry, everywhere, seems to be linked to these elections, and why do the American elections remain so muddy and confusing?
I have identified 4 basic principles that I believe can help explain the strange dynamics behind the US elections, but that might appear to many Europeans as the product of a deranged political theorist.
Principle number 1: The US voting laws are extremely outdated. While most nations have had the opportunity to rewrite their constitutions several times over, this is not the case with the American constitution. Despite a series of significant amendments, the Electoral College established in article II of the constitution has gone largely unreformed since its writing in 1787. What’s the problem? Hillary Clinton and Joe Biden overwhelmingly won the American popular vote, but Hillary Clinton lost the Electoral College vote to you know who, and Joe Biden barely reached the minimum electoral votes to secure his presidency.
Imagine you still went around on a horse drawn carriage when everyone else was riding around in driverless electric cars. In the 18th century, the Electoral College made some sense, as each state in the union sent its representatives to the Capitol where they could still re-negotiate results. The popular vote works on a state-by-state basis, not nationwide. Hence the disproportionate importance of these “swing states,” or “battleground states:” Wisconsin, Michigan, Pennsylvania and North Carolina, Arizona and Nevada. New York and California are the size of independent nations, their votes tend to go Democrat, so things would turn out differently if the electoral college would be eliminated. Trump, informed of the antiquated nature of the electoral college, hoped to shuffle around sufficient electoral votes to renew his presidency for a second term.
Principle number 2: Money fueling the US elections is almost entirely unregulated, and spending for many of the local, state and national elections has reached truly astronomical levels. As of last week, Kamala Harris and Tim Walz raised 1 billion dollars in campaign contributions. This is in the short time since President Joe Biden officially withdrew from the race, and Harris-Walz launched their presidential campaign. Trump has so far raised half that much, but he has many of the super billionaires on his side.
What is the money being spent on? Mostly television advertising, specifically targeting—you guessed it—"swing states.” Behind this immense rise in spending is a law, passed in 2010, after a major legal challenge backed by Citizens United, that entitled corporations to claim the status of “corporate personhood.” In effect corporations can donate much like human beings, but without many of the individual restrictions, and so they can make unlimited amounts of donations to whoever they please. While Harris – Walz have succeeded in raising money from major corporations, a good part of their funds come from small donors. Trump is backed by the big billionaires, but he also sells his branded “MAGA” bibles, coffee mugs, bracelets, etc. to his followers. Unbeknownst to Trump’s MAGA supporters, a lot of the money they donate goes directly to pay Trump’s legal fees. Trump is known to sue everyone who gets in his way, but he also must defend himself from hundreds of lawsuits.
Principle number 3: The myth of the American dream is still alive, though it is just that, a myth. The election is very much about politicians promising Americans that they can achieve the American dream, and one day they too will live well, own a nice home with a garden, and afford to send their kids to college. The only caveat here is that this version of the American dream pertains to the white, middleclass, college educated class. Otherwise, the American dream remains categorically a dream. Europeans may be surprised to learn that in the United States there are no guarantees for healthcare for all, childcare, day care, paid parental leave, free school lunches or low-cost higher education. These and other common-sense rights are nonetheless being challenged by all-powerful groups of religious extremists, gun rights advocates and conspiratorialists. These Christian right coalitions seek to attack hard won women’s rights, like women’s health care, access to abortion, diversification policies, gun violence reduction policies, LGBTQ rights. On the other hand, many states have legalized marijuana sales, offer IVF, have legalized gay marriage, so it’s not all that bad. Nonetheless, whatever the politicians promise, the American dream is more of an American fantasy.
Principle number 4: True truths, untrue truths, and untrue untruths. In trying to evaluate the impact that false statements and lies are having on this election and democracy in general, I think it’s clear there are different kinds of lies, or relative “truths.” I am of course referring to the famous statement by Donald Rumsfeld, who was the Defense Secretary during George W. Bush’s presidency and who, when confronted with the uncertainties of war in the Middle East, declared: there are known knowns; there are things we know we know. We also know there are known unknowns; that is to say we know there are some things we do not know. But there are also unknown unknowns—the ones we don't know we don't know.
Overall, the process of “fact checking,” that up until recently provided for the American public a bottom line for commonly accepted factual knowledge is no longer a requirement for regulating public discourse. Donald Trump is probably one of the greatest political liars in the history of US politics, and therefore requires a category of his own. His form of lying is deeply multi-dimensional. In other words, an original lie, say “one group of people eat another group of people’s domestic pets,” gets reposted so that when quoting the original statement, which is based on a factual lie, the quote of the quote is true. When debunked by the opposition, it becomes an untruthful truth. So therefore, the original lie is an untruth followed by a truth. When covered by the press the untruth truth is fact-checked as an untruth, which can be claimed as “fake news.” Ultimately, “fake news” is fake reporting about a candidate or a statement until that news is rendered acceptable as truth. Hence, Republicans can accuse the electoral system of corrupt practices when they lose, but otherwise accept the electoral system as correct when they win.